Ben tornati amici de “il design è per sempre”. Mi piacerebbe introdurvi alla nuova avventura di “MATERIA 18” e al consueto appuntamento con il blog dedicato al design….con un brano composto da alcune indicazioni e consigli tratti da un delicatissimo e appassionante scritto del visionario Alessandro Mendini, che io stessa rapita dalle frequenze emotive emanate, sento il dovere e l’urgenza di sottoporvi.

Era il 1984 e un designer già affermato come Alessandro Mendini lanciava ai suoi giovani colleghi un messaggio chiaro che poi, in un mondo ancora pieno di pirati, mappe da decifrare, tesori nascosti e anonimi eroi, resta comunque attuale, anzi, a dir poco senza tempo, proprio come le pagine di un classico nella memoria di chi le ha fatte sue.[edgtf_separator class_name=”” type=”full-width” position=”center” color=”#FFCB05″ border_style=”” width=”” thickness=”” top_margin=”” bottom_margin=””]

Caro giovane designer,

se io fossi un designer molto giovane avrei la certezza che questo mestiere è molto difficile, perché è ad una grande svolta, e non si sa bene metterlo a fuoco nelle sue molteplici fisionomie, come pezzo di una realtà sociale i cui connotati sono troppo sfuggenti. Cercherei di andare alle radici del problema, e mi domanderei se sia ancora utile usare per questo genere di cose la stessa parola Design, o Nuovo Artigianato.
Se io fossi un molto giovane designer, per così dire “tele-artigiano” userei il metodo dell’autodifesa tipico dei giovanissimi, e mi libererei dall’oppressione di tante parole (specializzazione? funzione? standard? professione? impiego? serie?). Cercherei di riprogettare o di de-progettare ex novo un mio “diverso” problema progettuale. Perciò in quest’epoca, dove uno dei punti più certi è l’attitudine pluri-generazionale verso un “pensiero molle”, incerto e labile, cercherei comunque la forza (la generosità) di espormi al disagio dell’ignoto alla ricerca finalmente, di generi di design più completi, stratificati e magici, di design emozionali.
Quindi, se io fossi un giovane designer, percorrerei sentieri incerti, tortuosi e antichi, per trovare oggetti al di là del mio breve tempo, in una visione circolare fra passato, presente e futuro.
Se io fossi un giovane designer cercherei una mappa di riferimento al mio operare.
Penserei che i miei frammenti ( le mosse minime costituite dai miei oggetti) debbano essere agopunture nel flaccido corpo di un contesto sbagliato!

Articolo di Natalia Carere